Le ragioni di Andrea Borello, giovane influencer politico e attivist di Fridays For Future
TORINO - L’emergenza ambientale, si è detto e lo si ripete continuamente, ha un impatto estremamente vasto, che investe i settori variegati. Tra questi, rientra a pieno titolo anche quello economico: il cambiamento climatico, infatti “ha il potenziale per causare sostanziali sconvolgimenti alle nostre economie, imprese e mezzi di sussistenza nei prossimi decenni” si legge sul Blog della BCE. Il perché ce lo spiega Andrea Borello, studente del terzo anno di Scienze internazionali binazionale a Bordeaux, e forza di Fridays for Future dispiegata sui social per avvicinare i giovani al mondo della politica, e viceversa.
Come illustrato in questo video, i ritmi del cambiamento climatico, i cui effetti sono tanto eclatanti sul lungo periodo quanto invisibili sul breve, contribuiscono a creare confusione e incertezza sulle implicazioni future della crisi ambientale in campo economico, imprenditoriale e finanziario.
Ad aggravare il quadro, si aggiunge l’inadeguatezza dei tradizionali strumenti di gestione del rischio, che potrebbero non risultare idonei ad ottenere proiezioni attendibili. Per questi motivi, la Banca Centrale Europea ha progettato il primo stress test esteso a tutti i settori dell’economia, per assistere le autorità e le istituzioni finanziarie nella valutazione dell’impatto dei pericoli connessi al clima su imprese e banche nell’arco dei prossimi trent’anni.
Valutando tanto i rischi fisici, derivanti dal tendenziale aumento, quantitativo e qualitativo, di disastri causati da pericoli naturali nelle varie regioni, quanto i rischi cosiddetti di transizione, connessi all’assenza di politiche di contrasto alle emissioni di CO2, si è giunti alla conclusione che, in assenza di nuove politiche climatiche, i costi per le imprese causati da fenomeni naturali estremi sono destinati ad aumentare notevolmente.
In controtendenza, è stato messo in luce il potenziale effetto benefico di interventi tempestivi: i costi a breve termine dell’adeguamento alle politiche di contrasto alla crisi climatica sono infatti molto inferiori a quelli che le imprese dovrebbero sostenere se tali politiche non venissero implementate, a causa di un aumento delle calamità naturali nel medio-lungo periodo. Una speranza quindi c’è, ma, come sempre, può concretizzarsi solo attraverso l’adozione di una strategia politica comune, che possa trovare immediata applicazione.
Valentina D’Antino
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Lorenzo Peterson
15th August, 2019 at 01:25 pm